Il terremoto de L'Aquila ha fatto tornare alla ribalta il problema della salvaguardia dei dati e della memoria. In due parole, la business continuity, con i suoi "sottoinsiemi" (disaster recovery, in primis). Fa rabbrividire pensare a una banca (650 processi ha calcolato Abi) che viene colpita da un evento del genere. Anche se occorre ricordare che al di là degli eventi disastrosi ci sono quelli più "normali", dai blackout elettrici, agli allagamenti, agli incendi. Uno scenario da blade runner che Banca d'Italia vuole evitare con l'emanazione nel 2004 di una ordinanza che obbliga le banche a adottare una soluzione di business continuity entro il 2006, a cominciare dalle banche "sistemiche" (Unicredit, Ubi, IntesaSanPaolo, Monte dei Paschi, e da poco Banco Posta), quelle cioè inserite in qualche modo nei parametri di misura dell'unione europea. A che punto siamo? Tutte le banche l'han fatto nei tempi giusti, "chi molto bene, chi meno bene. Però nessuna l'ha fatta male". Parola di Roberto Perego, responsabile commerciale di eSolutions Europe, società che alla business continuity si dedica dal 2000, anno di nascita, offrendo servizi di consulenza (rafforzata nel 2007 con l'entrata nel gruppo Adfor, attiva nella consulenza direzionale, tecnologica e formazione) e Orbit, un software per la gestione di tutti gli aspetti relativi alla business continuity. Perego e i suoi tre amici soci hanno pescato dal mazzo un filone particolarmente redditizio, quello della business continuity nel settore bancario, proprio perché "normato". Non a caso, la strategia della società, che è Ibm business partner e system integrator, per il futuro va nella direzione di offrire competenze e Orbit nella business continuity ("lì vogliamo restare", afferma Perego) nel settore delle assicurazioni, visto che Isvap ha emanato direttive stringenti per le compagnie. Più problematica la situazione nell'ambito della pubblica amministrazione ("stiamo facendo qualcosa negli enti locali") e dell'industria, dove la Confindustria al momento si è limitata a una semplice raccomandazione. Normalmente una società di consulenza si limita, appunto, alla consulenza, e poi individua sul mercato le soluzioni tecnologiche migliori. eSolutions ne propone una propria bell'e fatta. I motivi? "Il principale sta nella capacità della gestione completa della business continuity attraverso un approccio flessibile e versatile in grado di soddisfare qualsiasi esigenza". Non si pensi a un'attività di personalizzazioni più o meno spinta; non è questo il caso. Semmai, si preferisce personalizzare standardizzando (grazie al meccanismo di configurazione), con benefici per il cliente (costi prevedibili, condivisione del rischio, ecc.) e per eSolutions (mantenimento di un'unica versione, manutenzione evolutiva, e altro ancora). La suite in pratica rappresenta la continuazione low-profile, ma che ha una forte esigenza di aggiornamento continuo nel tempo, della consulenza di alto livello fatta a monte, e la coerenza nel suo insieme della visione consulenziale messa in campo. Orbit, sviluppato con strumenti open source in ottica web, composto di vari moduli integrati, gestisce la raccolta dei dati via intranet/internet, automatizza il processo a livello informatico, permette di organizzare il modello aziendale secondo necessità dell'azienda, è in grado di adattare la sua struttura ai rapidi cambiamenti di scenario. Orbit cambia e si arricchisce sentendo il parere degli utenti, riuniti nello Orbit User Group ogni 3-4 mesi. Il modello di business di eSolutions sta nella manutenzione, e nel rilascio di nuovi moduli. Il prossimo modulo aggiunto annunciato a breve riguarda l'integrazione con la legge 81, ex 626, sulla sicurezza del lavoro. In programma, ma ancora in embrione, l'idea di offrire Orbit anche in modalità Saas.
